psoriasi cosa fare

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Cosa fare dopo la diagnosi

psoriasi cosa fare

Nella maggioranza dei casi, la psoriasi si presenta in una forma lieve-moderata e, dopo l’inquadramento diagnostico da parte del dermatologo e l’individuazione della terapia adatta, può essere gestita senza problemi con l’aiuto del medico di famiglia. Controlli dermatologici periodici restano comunque necessari per valutare l’evoluzione della malattia nel tempo e per affrontare eventuali riacutizzazioni non controllate dalla terapia di base che si sta seguendo1,2,3.

Per il 10-20% di pazienti con psoriasi moderata-grave e nei pochi pazienti con forme molto gravi è, invece, necessario mantenere un più assiduo monitoraggio dermatologico per modulare e ottimizzare gli interventi terapeutici in funzione della risposta ottenuta e tenere meglio sotto controllo la variabilità della malattia e le sue complicanze, a livello della pelle e di altri organi. Salvo casi di eccezionale gravità o di persone particolarmente fragili, che possono necessitare di un ricovero ospedaliero, la psoriasi può essere gestita a domicilio o a livello ambulatoriale1,2,3.

Dal momento che la psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che evolve nel tempo in modo variabile da persona a persona, a prescindere dalla severità della malattia al momento della diagnosi, è importante impostare con il medico e seguire correttamente un piano terapeutico finalizzato a una gestione a lungo termine appropriata e personalizzata sulla base delle esigenze di ogni singolo paziente1,2,3.

A causa delle frequenti comorbilità, il dermatologo potrà consigliare a chi soffre di psoriasi di rivolgersi anche ad altri specialisti per precisare il quadro clinico globale e attuare una terapia integrata. Gli specialisti che possono contribuire a una migliore gestione della psoriasi sono1,2,3,8:

  1. Cardiologo: valuterà la presenza di malattie cardiovascolari, spesso associate ad abitudini di vita scorrette (fumo, alimentazione sbilanciata, disordini alimentari, obesità, assunzione eccessiva di alcolici, sedentarietà) e indicherà come affrontarle4,5.
  2. Reumatologo: può aiutare a indentificare infiammazioni a livello delle articolazioni, tipiche dell’artrite psoriasica; l’artrite psoriasica si associa a gonfiore, dolore e alterazioni ossee soprattutto a carico delle dita di mani e piedi e della colonna vertebrale e, se non identificata e trattata tempestivamente, può causare deformità e disabilità permanenti1,3,8.
  3. Gastroenterologo: la sua attenzione si focalizzerà soprattutto sull’intestino, dal momento che le persone affette da psoriasi hanno un rischio di sviluppare di malattie infiammatorie croniche intestinali (in particolare, la malattia di Crohn) da 4 a 7 volte maggiore rispetto alla popolazione generale6,7.
  4. Endocrinologo: dovrà valutare la presenza di malattie quali diabete, obesità addominale e steatosi epatica non alcolica (condizione nota anche come “fegato grasso” o NAFLD, Non-Alcoholic Fatty Liver Disease, che può danneggiare il fegato fino a causare fibrosi e cirrosi)9.
  5. Psicologo/psicoterapeuta/psichiatra: può essere di grande aiuto a chi soffre di psoriasi per comprendere e gestire sentimenti di rabbia, frustrazione, tristezza, disagio, vergogna e depressione, che spesso seguono l’andamento delle lesioni cutanee e che si ripercuotono negativamente sulla qualità di vita; oltre allo stress psicoemotivo associato alla presenza sintomi cutanei, la psoriasi è una malattia che stigmatizza pesantemente chi ne è affetto e ne influenza le relazioni sociali, potendo mettere realmente in crisi in molte situazioni; un supporto specialistico può aiutare ad accettare la malattia, seguire meglio le terapie prescritte dal dermatologo e permettere di vivere in modo più sereno10.

Il team di specialisti dovrà lavorare in sinergia, cercando di attuare la terapia più appropriata, sulla base dell’attività della psoriasi, di tutte le comorbilità presenti e dello stile di vita del paziente1,2,3.

medico e paziente che si stringono la mano

Una buona relazione medico-paziente, basata sull’interazione positiva e sulla fiducia, è importante per convivere con la psoriasi e le sue comorbilità.

Dopo la diagnosi di psoriasi, è fondamentale che il medico proponga e discuta con il paziente le opzioni terapeutiche disponibili in grado di determinare un controllo soddisfacente dell’attività di malattia nel caso specifico e che venga concordato un piano di monitoraggio per valutare l’efficacia della terapia prescritta e gli eventuali effetti collaterali associati1,2,3.

L’aderenza alla terapia, ossia il rispetto delle indicazioni terapeutiche date dal medico, è imprescindibile ai fini della sua efficacia ed è importate che il paziente comunichi con sincerità e tranquillità eventuali difficoltà nel seguire le prescrizioni per individuare soluzioni in grado di facilitare la gestione quotidiana della malattia. Il trattamento non deve costituire uno stress aggiuntivo per chi soffre psoriasi, ma una fonte di benessere, a fronte di un impegno accettabile1,3.

Che cosa può fare praticamente chi è affetto da psoriasi?

Chi soffre di psoriasi può contribuire a tenere sotto controllo la malattia attraverso alcuni accorgimenti pratici quotidiani, tra cui:

  • ridurre i fattori di rischio (in particolare, evitare fumo e alcolici)1,3;
  • ridurre le fonti di stress e imparare a gestire lo stress3;
  • seguire un’alimentazione sana e bilanciata1,3;
  • praticare attività sportiva moderata;
  • mantenere ben idratata la pelle3;
  • evitare di toccare o sfregare le lesioni3;
  • usare detergenti appropriati per l’igiene quotidiana (chiedere aiuto al farmacista)3.

Bibliografia

  1. Naldi L et al. Gestione clinica della Psoriasi per il medico di medicina generale e lo specialista ambulatoriale. Pacini Editore, 2016.
  2. La psoriasi: una patologia cutanea multiorgano. Nuovi paradigmi e strategie di tutela assistenziale-PACTA 2016
  3. Mayo Clinic. Psoriasis (https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/psoriasis/symptoms-causes/syc-20355840). Accesso Novembre 2019
  4. Bansilal S, Castellano JM, Fuster V. Global burden of CVD: focus on secondary prevention of cardiovascular disease. Int J Cardiol. 2015 Dec;201 Suppl 1:S1-7. doi: 10.1016/S0167-5273(15)31026-3.
  5. Furue M, Tsuji G, Chiba T, Kadono T. Cardiovascular and Metabolic Diseases Comorbid with Psoriasis: Beyond the Skin. Intern Med. 2017;56(13):1613-1619. doi: 10.2169/internalmedicine.56.8209. Epub 2017 Jul 1.
  6. Eppinga H, Poortinga S, Thio HB, Nijsten TEC, et al., Prevalence and Phenotype of Concurrent Psoriasis and Inflammatory Bowel Disease.
  7. Nuij VJAA, van der Woude CJ, Vodegel RM, Fuhler GM, Peppelenbosch MP. Inflamm Bowel Dis. 2017 Oct;23(10):1783-1789. doi: 10.1097/MIB.0000000000001169.
  8. Christophers E. Comorbidities in psoriasis. Clin Dermatol. 2007 Nov-Dec;25(6):529-34.
  9. Gisondi P, Targher G, Zoppini G, Girolomoni G. Non-alcoholic fatty liver disease in patients with chronic plaque psoriasis. J Hepatol. 2009 Oct;51(4):758-64. doi:10.1016/j.jhep.2009.04.020. Epub 2009 May 27.
  10. Dowlatshahi EA, Wakkee M, Arends LR, Nijsten T. The prevalence and odds of depressive symptoms and clinical depression in psoriasis patients: a systematic review and meta-analysis. J Invest Dermatol. 2014 Jun;134(6):1542-1551. doi:10.1038/jid.2013.508. Epub 2013 Nov 27.

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